La paranza dei bambini: altro che padroni del mondo, siete vittime di un sistema senza ritorno.

La paranza dei bambini, (2019), film tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano. Libro che ho già recensito quando è uscito in modo negativo ed ero curiosa di capire cosa ne avessero tirato fuori facendo un film.

Beh, a volte si dice che il libro sia quasi sempre migliore del film. In questo caso, mi ero detta, magari sarà il contrario, considerato che il romanzo è illeggibile, eppure, non c’è mai fine al peggio. Il film è decisamente peggiore del libro.

La paranza dei bambini, quindi. Un gruppo di ragazzini non oltre i quindici anni, per intenderci, che dall’essere dei ragazzi normali, con l’unica differenza che vivono nei quartieri più bassi di Napoli, diventano, neanche troppo lentamente, dei piccoli boss che ambiscono a gestire traffici di droga e a usare le armi.

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Se nel libro, almeno l’autore ci racconta passo dopo passo l’ascesa di questi bambini, in particolare di Nicola, che poi nel libro si chiama Nicolas, con minuzia di dettagli e nonostante io abbia storto il naso davanti a tanta scempiaggine, comunque le cose sono rese abbastanza credibili, nel film, invece, tutto avviene in modo così superficiale che è impossibile, credetemi, impossibile che sia vero.

Il film evidenzia una banalità del male già presente nel libro e la porta all’esasperazione. Se nel libro almeno c’era un minimo di speranza di comprendere i pensieri e i passaggi psicologici di questi ragazzini, cosa pensano e perchè lo fanno, nel film è solo uno sparare continuo, un prendere la pistola per fare qualsiasi cosa, risate, minacce e trallallà. Boh, tutto qui.

Questi ragazzini poveri di spirito, di iniziative, tirano fuori il carattere solo quando si tratta di POTERE, oh, sì, il potere. Posso comprare quello, posso comprare questo e finalmente essere i migliori. Perchè il potere questo significa per loro, sputare in faccia agli altri, fargli paura, e dico PAURA, chiamarli merde e sentirsi così realizzati.

Orbene, nel film Nicola è antipatico, freddo, non crea nessun tipo di empatia con lo spettatore. Cioè, lo vediamo per quello che è, un tipo senza valori, senza futuro, che pensa solo a come guadagnarsi la pistola e prendersi tutto. E quando dico tutto, voglio dire che la presenza dei boss è quasi assente, i bambini salgono al potere così facilmente che, credetemi, viene proprio da ridere.

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Fosse così facile… e per fortuna non lo è! Ma Saviano fa credere che lo sia!

A parte delle mostruose incongruenze con la realtà e malgrado la banalità e la superficialità, ciò che mi fa rabbia è l’immagine che ancora una volta viene fuori di Napoli. Come se per questo autore, questa città non potesse essere altro che questo. A lui piace buttargli il fango addosso, sporcarla, denigrarla, perchè i grandi non bastavano, adesso ci volevano anche i bambini.

L’immagine di Napoli è quella di una città che non riconosce più nemmeno se stessa o forse si riconosce fin troppo bene, in quella droga che passa di mano in mano, in quei soldi sporchi di sangue, in quelle pistole che sono le nuove armi di un futuro che è già troppo vecchio, troppo stantio, troppo inerme.

Nicola riesce a comandare perchè ormai a Napoli tutti comandano, e quindi non comanda più nessuno. E allora, si chiede, perchè non posso comandare io? Ma può mai essere così FACILE?

Questi ragazzini che corrono senza casco sui motorini per i vicoli della città, con le pistole in mano e la faccia da padroni… Quanto male fa questa immagine? Quanto male fa vederli illudersi di comandare il mondo, quando il mondo li vede per quello che sono: altro che padroni, voi siete VITTIME di un sistema senza ritorno.

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La cosa più triste è che non c’è nessuna speranza. Questi ragazzi sono perduti, PERDUTI. Fine, stop. Non si salvano, non si salveranno. Il destino è già stato scritto, la morte arriverà, e allora il potere, le pistole, il rispetto saranno solo cenere. E di loro non resteranno nemmeno più i nomi. E tutto troppo presto.

Cosa rimane? L’idea terribile che Napoli non possa essere più salvata nemmeno dai bambini. E che la malattia che la consuma giorno dopo giorno non possa più essere nascosta dalla sua prorompente bellezza.

Quando Saviano la smetterà di parlare di Napoli e ci dimostrerà di saper scrivere DAVVERO parlando di altro, allora sarà un giorno decisamente migliore per la nostra città.

Voto:
Generale: Zero.
Emozioni: Un bambino che spara che emozioni può dare?
Azione: Un bambino che spara che cosa ti fa provare?
Riflessioni: Un bambino che spara cosa ti fa pensare?
Consigliato: NO. Non guardatelo. Non date i soldi a gente che smuove la merda per sporcare Napoli.

La paranza dei bambini, locandina

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