The english game, (Julian Fellowes, 2020), è una mini serie reperibile su Netflix che racconta la nascita del gioco del calcio.
Siamo nel 1879 e il calcio è ai primordi. Non è considerato uno sport a livello professionale, bensì un gioco con il quale soltanto i più ricchi si dilettano. Insomma, quelli che proprio non hanno problemi economici.
È così che inizia la serie, con una delle squadre più ricche, naturalmente inglese, che si prepara a disputare la FA Cup. Gli sportivi sono tutti gentiluomini; gente con ville, mogli sofisticate, lavori altrettanto raffinati e famiglie a dir poco benestanti. Il gioco del calcio, è un gioco appunto.
Si gioca per ridere, per passare il tempo, per scaricare la tensione e nel mezzo si intravedono anche le prime forme di antagonismo, sempre piuttosto calibrate dalla consapevolezza che si tratta di uno sport piuttosto limitato e nel quale non è necessario eccellere per vincere.
Tutto cambia quando anche le squadre di operai entrano nel campionato.
Indi, non sono più soltanto i ricchi nullafacenti a dare calci al pallone, bensì anche uomini che lavorano tutta la giornata e che usano il calcio come fonte di rivalsa e di affermazione.
Ovviamente, queste squadre sono di livello inferiore; fungono quasi da comparse che vengono presto oscurate dalle squadre dei ricchi.
Fino a quando in una di loro, giungono due calciatori, che sono professionisti. Sono stati pagati per giocare a calcio e cambiano decisamente le sorti delle squadre in cui giocano.
Da questo momento in poi la situazione cambia notevolmente e ci sia avvia verso una concezione del calcio molto più moderna.
I due giocatori, eccezionali e decisamente più avanti di tutti gli altri, vengono dalla Scozia, dove c’è evidentemente una concezione del calcio più all’avanguardia.
Sarà proprio la loro presenza a cambiare le sorti del campionato e a mettere in evidenza la vera natura degli uomini, sportivi e non.
Ciò che salta subito all’occhio sono i giochi di potere, i movimenti del denaro che come sempre, è capace di cambiare le sorti degli uomini. E soprattutto, un’evidente interesse nella rappresentazione dell’animo umano, messo a confronto con la lotta sociale, con la fame, la povertà e il lusso.
Insomma, la serie è piena di contrasti perchè racconta di un momento storico che è segnato dal cambiamento, un cambiamento fondamentale.
Ci sono i primi scontri, i primi cori da stadio, anche se gli stadi non esistevano, nasce il tifo secondo un concetto sempre più moderno, e lo sport passa da essere un esperimento sociale e civile a una vera e propria entità professionale.
Fondamentale è l’aspetto morale. Uno sport nato per gioco, che purtroppo e necessariamente, mette in gioco tanti – troppi – aspetti, può cadere facilmente nella disonestà e nella corruzione.
Assistiamo alla nascita di personaggi arrivisti e disonesti, che usano il calcio come merce di scambio e che non ammettono di perdere, usando l’inganno.
E poi ci sono i valori morali, rappresentati dai grandi eroi calcistici, che difendono la passione e la professionalità di uno sport che diventerà un mito.
Una serie da apprezzare, dal ritmo veloce e incalzante che mescola, oltre allo sport, anche la famiglia, gli affetti, l’amicizia e l’amore, mostrandosi come un prodotto valido e interessante, non solo per gli amanti del calcio.
VOTO.
Generale: ⭐⭐⭐
Riflessioni: ✏️✏️
Emozioni: ❤️❤️
Suspense: 😮
Azione: 👊
Consigliato: SI.