Don’t say a word: non dire una parola.

Don’t say a word, (Gary Fleder, 2002), è un film tratto dal libro omonimo di Andrew Klavan. La storia è intessuta alla perfezione, grazie a una particolare cura dei dettagli e delle sfumature. La volontà di creare un background psicologico ben definito e lavorato fino a smussare gli angoli più deboli, lo rende un film altamente fruibile da tutti i punti di vista.

Lo psicologo Conrad, (Michael Douglas), ha una moglie e una figlia piccola e vive una vita felice e soddisfacente. È un affermato professionista e quando viene coinvolto in una vicenda criminale per la quale la sua intera famiglia viene messa in pericolo, non può fare a meno di accettare il ricatto e di realizzare tutto quello che gli viene chiesto.

Un ladro, Ronin, (Sean Bean), lo contatta prendendo in ostaggio la sua bambina, perchè vuole che lui parli con Elizabeth, una ragazza rinchiusa in un manicomio e le faccia dire un numero per lui estremamente importante. La paziente, nella sua mente malata, tiene nascosta la chiave che potrebbe dare al malvivente un’enorme ricchezza, frutto di un colpo compiuto dieci anni prima.

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Conrad ha a disposizione solo cinque ore per convincere Elizabeth a parlare e a rivelare quello che non vuole ricordare. La ragazza ha una mente distrutta perchè ha assistito anni addietro alla morte del padre proprio ad opera di Ronin e dei suoi soci. La sua psiche è gravemente danneggiata, è come se fosse rimasta ancora una bambina, legata inesorabilmente all’età di quando avvenne quella morte così terribile. Una bambina nel corpo di una quasi donna.

Il dottore dovrà fare appello a tutta la sua bravura per riuscire a rompere il muro dietro il quale Elizabeth si nasconde e conquistare la sua fiducia per farsi rivelare il suo segreto.
Un segreto che nemmeno lei sa di possedere.
Un segreto che vale milioni di dollari.

Il ritmo delle scene è a volte lento, altre più veloce. La vicenda cattura subito l’attenzione dello spettatore ed è piena di suspense e colpi di scena. Non manca la violenza.
È un thriller costruito molto bene e con un finale che non ti aspetti.
Le ultime scene sono girate all’interno di un cimitero, e l’atmosfera si tinge improvvisamente di toni gotici e funerei.

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C’è molta atmosfera che contribuisce a rendere la pellicola accattivante e mai noiosa. A tratti angosciante come può esserlo soltanto il rapimento di una figlia, un ricatto improvviso, una terribile minaccia che irrompono nella vita di un uomo normale per sconvolgere completamente la sua esistenza.

Conrad si trova in balia di eventi così tragici che sfido chiunque a restare calmo, eppure lui ci riesce portando a termine un compito molto difficile perchè ha a che fare con la mente spezzata di una ragazzina.

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Il filone narrativo è molto interessante, l’idea di base è vincente, e la psicologia dei personaggi ha un ruolo fondamentale nel rendere l’intreccio credibile. L’idea alla base è semplice, utilizzare il thriller a sfondo psichiatrico miscelandolo con i canoni del giallo classico e la mente della giovane protagonista come impenetrabile scrigno di una caccia al tesoro decisamente impegnativa e pericolosa.
Il cast di attori è di altissimo livello e questo contribuisce a rendere questo film ben congegnato e ben realizzato.

È una pellicola che vale la pena di vedere anche se manca qualcosa, forse una vera e propria originalità, che la renda veramente memorabile.

Disponibile su Amazon Prime.

VOTO.
Generale: ⭐⭐⭐
Azione: 👊👊👊👊
Riflessioni: ✏️✏️✏️
Emozioni: ❤️❤️❤️
Suspense: 😮😮
Consigliato: SI.

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