The unsaid: io sono quello che mi hanno fatto.

The Unsaid. Sotto silenzio, (Tom McLoughlin, 2001), è un thriller psicologico che segue una serie di clichè ben confermati e che affascinano comunque sotto alcuni punti di vista gli amanti di questo genere di film.

Michael Hunter, (Andy Garcia), è uno psicologo che ha vissuto una tragedia terribile: il suicidio del figlio. La sua, purtroppo, non è una morte normale. Il ragazzino si è chiuso in auto e si è suicidato con il gas. Insomma una morte che sicuramente lascia il segno, soprattutto in una persona come il protagonista che, non solo è il suo genitore, ma è anche un affermato psicologo.

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Dunque, come ha fatto a non accorgersi delle difficoltà emotive e psichiche del figlio?
In seguito scopriremo cosa è accaduto esattamente.
Nel frattempo Hunter viene convinto da una collega ad assistere un giovane ragazzo rinchiuso in un istituto che ha gravi problemi comportamentali.
Tratto distintivo del suo caso è l’aver assistito all’omicidio della madre ad opera del padre, adesso in galera.

Si evince sin da subito che il film viaggia su un binario doppio. Non bastava l’esplicazione di un solo trauma, magari quello del protagonista, ma si aggiunge anche la tragedia vissuta dal ragazzo che evidentemente ha non poche difficoltà ad elaborare l’accaduto.

Insomma, sono due anime spezzate a confronto ed è proprio su questo confronto che si basa l’intero film. È come se i due fossero uno lo specchio dell’altro, il problema è che quello specchio sta per rompersi.

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Hunter non ha superato la morte del figlio, mentre il ragazzo sembra avere tutta una sua idea della morte della madre a cui ha assistito quando era bambino.
La faccia di Tommy è quella angelica che facilmente potrebbe ingannare. Eppure esattamente come il suo psicologo, anche lui ha diversi scheletri nell’armadio che non intende far trapelare.

Non è così innocente come sembra, e se ne accorgerà presto proprio la figlia adolescente di Hunter con la quale il giovane inizia un’amicizia con un evidente secondo fine.
La vicenda affonda le proprie radici in argomenti piuttosto torbidi e perversi. Argomenti che non è mai facile affrontare.

Senza andare troppo nel particolare, sia il figlio di Hunter, sia Tommy hanno a che fare con abusi fisici e psicologici che hanno minato la loro stabilità mentale.
È questo è il motivo fondamentale per cui Hunter vuole salvare a tutti i costi Tommy, senza nemmeno sapere cosa non vada in lui, perchè questo lo scopriremo solo alla fine.

I protagonisti, entrambi, sono convincenti seppur racchiusi nei loro traumi personali. Gli altri invece, convincono poco, sembrano semplici comparse che hanno una funzione semplicemente meccanica, adatta a far convergere gli eventi fino alla catarsi finale.
Le emozioni non mancano ed è possibile cogliere le sfumature di una storia non facile, che mette a confronto due dolori insuperabili e che si pone lo scopo di guarirli l’uno attraverso l’altro.

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Hunter dovrà superare il senso di colpa di non aver saputo aiutare il figlio e quindi di evitare il suo suicidio.
Un senso di colpa che divora anche Tommy, incapace di perdonarsi per la morte della madre.

Per lui è ancora più difficile salvare se stesso, perchè anni di abusi lo hanno reso un ragazzo incapace di relazionarsi agli affetti in modo sano.
Ed è per questo che mentre Hunter risolleva se stesso, trovando quella pace che gli mancava proprio attraverso l’aiuto che riesce a dare a Tommy, per il giovane la strada è molto più lunga e in salita… ma non impossibile.

Per chi ama i thriller psicologici, lenti e basati sul gioco delle apparenze, sulle menzogne e sulle maschere per ingannare, questo è un buon film che non stravolge, ma ti tiene incollato allo schermo, se non altro per capire fino a che punto tutto quel male avrà la sua vittoria, oppure se c’è qualche speranza che il bene e l’affetto umano, prima ancora di un aiuto medico, possano fare il miracolo.

Disponibile su Amazon Prime.

VOTO.
Generale: ⭐⭐ ⭐ 
Riflessioni: ✏️✏️✏️✏️
Emozioni: ❤️❤️❤️❤️
Azione: 👊👊
Suspense: 😮😮
Consigliato: SI.

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