House of The Dragon: è il classico vorrei, ma non posso.

House of The Dragon, (Ryan Condal, George Martin, 2022), disponibile su Sky Atlantic, è il primo spin off dedicato alla serie Il trono di spade che vede come protagonista la casata dei draghi, i Targaryen. Una partenza molto forte che prevedeva un grande successo di pubblico e anche una sorta di riscatto, considerando che il finale conclusivo della serie principale è stato criticato da più parti, me compresa.

Ambientata 172 anni prima degli eventi che già conosciamo, il protagonista di questo nuovo viaggio è re Viserys insieme a sua figlia Rhaenyra, che è l’unica erede al trono, almeno fino a quando il re non sposa la figlia del suo primo cavaliere, e amica d’infanzia di Rhaenyra, la quale dona al sovrano un figlio maschio.

Proprio con questa nascita, tutti gli equilibri si rompono.

È la prima volta che una regina donna dovrebbe salire al trono, e il regno è ovviamente diviso. C’è chi lo accetterebbe e chi no.

In ogni caso, non sembra più esserci alcuna questione da risolvere, poiché l’erede maschio è nato. 

Il regno, però, è messo a dura prova dalle guerre e anche dal rapporto difficile tra il re Viserys e suo fratello Daemon. Un ribelle, pronto a combattere ovunque vada. Un ottimo guerriero, ma poco incline alla politica, segretamente innamorato della nipote Rhaenyra.

Non ci allarmiamo per niente davanti al prevedibile incesto, poiché siamo abituati a queste scelte poco consone che fanno parte del mondo di George Martin.

Un ritmo molto lento, ma davvero tanto lento, soprattutto nelle prime puntate.

Ho notato che per la maggior parte del tempo, si parla soltanto di gravidanza, di donne che partoriscono, muoiono di parto e di discorsi politici di cui, francamente, non si capisce nulla. Anzi, a dirla tutto, il solito sangue a cui eravamo abituati in precedenza, delle battaglie e delle vili congiure, qui, viene sostituito dal sangue dei parti. Sangue, sangue, tanto sangue, che non ce la fai più.

Atmosfere tetre, notte e fiamme, candele e sospiri, in un clima di sovversione che avvolge tutto ciò che riguarda la vita dei personaggi, principali e secondari.

Se la sigla della serie principale, come tutti sappiamo, ha fatto la storia, sia per le immagini che per le musiche, la sigla di questa serie è piuttosto anonima, priva di anima, banale a confronto.

Tutto procede molto lentamente. La malattia progressiva del re, il suo amare incondizionatamente la moglie chiaramente più giovane di lui che ordisce alle sue spalle. È degno di nota il personaggio di Rhaenyra ma solo perché ci ricorda la grandissima Daenerys, e quindi anche’ella una sorta di stonata copiatura che, suo malgrado, riesce, considerato il resto, ad innalzare un po’ il livello della storia.

Lo stesso vale per Daemon. Le sue apparizioni sono sempre fugaci. Però è un personaggio forte, indomito, anche cattivo laddove sia necessario, ma non abbastanza cruento da bucare lo schermo come hanno fatto i suoi predecessori.

Potrei dire ugualmente della loro storia d’amore. Va bene l’incesto, va bene il proibito, ma non c’è spasmo, non c’è sofferenza, non c’è struggimento.

Questi due si amano, e alla fine, li fanno finire insieme, e te ne rendi conto all’improvviso, come se in mezzo ci fosse passata un’eternità.

Scusatemi, mi sono forse persa qualcosa?

No perché è questa la domanda che mi sono posta, quando, da un giorno a un altro, questi due si sono baciati, amati e sposati, e hanno avuto anche figli e figliastri senza un battito di ciglia.

Al di là delle congetture, dei segreti, delle minacce, dei sotterfugi, di chi ha ucciso il re, perché poi il finale è sempre lo stesso e di chi regnerà sul trono di spade, ciò che manca a questa serie è il sangue, il tormento, la malvagità, la bellezza della devastazione.

I draghi?

Una pallida e mal riuscita imitazione dei predecessori. Uno sguardo e ti viene una risata, perché sono improponibili ed è persino ingiusto paragonarli ai precedenti. Per non parlare delle scene di guerra. Sono pochissime e passano quasi inosservate. Posso confermare che manca il pathos, come manca anche il proibito, il sesso, il piacere vissuto nella carne e nelle viscere. A guardarla bene, non c’è quasi nulla di ciò a cui Martin ci ha abituato.

Questa serie non è vissuta, non è sporca, non è depravata, non è oscura e non è nemmeno pulita. È insapore e inodore, è praticamente un foglio macchiato per sbaglio, e alla fine non è nè sporco e nemmeno immacolato.

È quella via di mezzo che a Dante non piacerebbe. È un vorrei, ma non posso. Rientra nel girone degli ignavi, come direbbe Dante, quelli senza palle. Senza rischio.

Quando guardavo gli episodi, a ogni nuova puntata speravo che avrei perso la testa. Che sarei saltata sulla sedia e avrei gridato: finalmente!

Non è successo.

Succederà?

Chissà.

VOTO.
Generale: ⭐⭐⭐
Azione: 👊👊👊
Emozioni: ❤️❤️❤️
Suspense: 😮😮😮
Riflessioni: ✏️✏️
Consigliato: NI.

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