Yellowstone: la famiglia che ti crea e ti distrugge.

Yellowstone 1 e 2, (Taylor Sheridan, Sky Atlantic, 2018-2020), è una serie ambientata nel lontano Montana, che ha come protagonista una famiglia di cowboy che possiedono il più grande ranch di tutto il paese. John Dutton, (Kevin Costner), è il capo famiglia, l’uomo burbero e integerrimo che guida la sua immensa proprietà e che combatte quotidianamente contro i loschi personaggi che vogliono appropriarsi delle sue terre. È un uomo che ha perso la moglie molti anni prima, e da quel momento ha perso gran parte della sua capacità di mostrare affetto. Nonostante abbia quattro figli, non riesce ad esprimere a pieno quello che prova, concentrandosi principalmente sul lavoro e sull’aspetto terreno delle sue proprietà. Questo non significa che sia un uomo materiale, che pensa solo ai soldi o a quello che possiede, anzi. La sua figura è ricca di lati oscuri che nel corso delle stagioni vengono fuori. Lati del suo carattere che dimostrano quanto sia pronto a mettersi contro tutto e tutti per proteggere ciò che ha creato con le proprie mani e che nemmeno i figli hanno il diritto di gestire.

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Questo è un altro punto fondamentale della storia familiare dei Dutton. John decide tutto ma ci sono i suoi figli che comunque hanno voce in capitolo, almeno in parte. C’è Lee che vive con lui che però non ha la personalità per prendere in mano le redini dell’eredità. Poi c’è Beth che è diventata una donna d’affari che tutti temono e che torna al ranch dopo che si è concentrata a crearsi la sua carriera. Adesso vuole a tutti i costi sostenere il padre nella lotta contro gli usurpatori. Jaime, un avvocato di successo, anch’ egli allontanatosi per fare carriera e che si è sempre occupato di difendere le questioni legali della famiglia. Anche lui tornerà a casa provocando una serie di conflitti che metteranno in serio pericolo l’equilibrio familiare già sostenuto a fatica. Kayce è il figlio più piccolo, che ha deciso di sposare un’indiana, da cui ha avuto un figlio, ed è quello che all’apparenza sembra più buono e più giusto anche se sta con due piedi in una scarpa. Frequenta ancora il ranch del padre ma nello stesso tempo ha legami consistenti con la riserva indiana a cui appartiene la moglie. Insomma un quadro non idilliaco che provoca continuamente scontri su più fronti.

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Infine c’è Rip, l’unico figlio adottivo di Dutton che tutto sembra fuorchè un figlio, in quanto non viene assolutamente trattato come gli altri, ma come ruolo riveste quello di capo dei cowboy che lavorano al ranch. Colui che li sceglie, li addestra e poi li marchia proprio come se fossero degli schiavi. Gli uomini che iniziano a lavorare per i Dutton, non possono andarsene mai più dal ranch; se vogliono farlo, vengono uccisi.

Le atmosfere sono quelle dei western, ma la cosa non mi ha disturbato. Non vado matta per i cowboy in generale, ma i personaggi di questa serie meritano davvero. I conflitti politici che stanno alla base della storia e che mostrano John come un capo capace anche di uccidere per difendere il suo, rendono l’atmosfera pregna di suspense, anche se a volte, il ritmo diventa troppo lento e stagnante. Inoltre, ciò che mi ha entusiasmato di più sono certamente gli intrighi familiari. John perde subito un figlio, ma questo non lo turba più di tanto. Ed è chiara subito la forza del suo carattere e il suo scopo vitale: difendere il suo ranch da due imprenditori che vogliono comprarsi le sue terre per edificare dei casino e delle mete turistiche. Mentre lui è impegnato in questioni economiche e politiche, i suoi figli affrontano i loro demoni, per lo più legati alla morte della madre che non è avvenuta in modo casuale.

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Beth, ritenuta colpevole della sua morte, cresce con una rabbia addosso che fa venire la pelle d’oca. È una donna forte, velenosa, che non si spezza mai, nemmeno quando qualcuno, per punire il padre, la farà violentare. Una delle scene più raccapriccianti che però servono a capire questo personaggio al di fuori degli schemi. È lei la vera bomba, quella imprevedibile e che fa saltare con una sola parola qualsiasi schema. Inoltre è dotata di una lingua così acuta e di un’ironia pungente capace di mettere al tappeto chiunque, a cominciare dal fratello Jaime, che odia a morte. Lui, d’altro canto, è il personaggio più tormentato e maltrattato della famiglia, soprattutto dalla sorella. Il suo carattere è debole, così debole da subire qualsiasi tipo di angheria senza reagire; nonostante ciò, anche lui mostrerà un lato oscuro che davvero non ti aspetti.

Infine Rip, nonostante sia solo un capo bestiame, è l’uomo di fiducia di John e anche il ragazzino di cui Beth si è innamorata da piccola. Un amore che però non decolla a causa del carattere freddo di lei e del passato difficile e pieno di abusi di Rip. Lui la desidera profondamente, la ama dalla prima volta che l’ha vista, ma Beth è sfuggente e non vuole mettere radici da nessuna parte. Il suo amore più grande sembra essere solo uno: il ranch Dutton e suo padre.

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Ciò che mi ha colpito sono state le inquadrature di questi luoghi fantastici, immersi nel verde, selvaggi e pieni di vita, che ti fanno sognare. Anche se la trama non è il massimo perchè se si riflette è anche piena di clichè, ma l’intera serie acquista valore grazie ai luoghi che diventano anch’essi protagonisti mozzando il respiro. La famiglia Dutton è capace di qualsiasi cosa per proteggere se stessa e nonostante al storia diversa di ciascuno dei suoi protagonisti, nonostante le discussioni, le botte, le offese, le recriminazioni, la famiglia è più forte di qualsiasi cosa. Perchè poi alla fine, più che lottare contro lo straniero, i Dutton a volte sono così ciechi da lottare tra di loro, mettendosi l’uno contro l’altro, e John non fa molto per evitare il massacro. È lui il primo a covare rabbia dentro, da quando ha perso la moglie e quella terra sconfinata che gli appartiene è forse troppo grande per lui, ma allo stesso tempo è diventata il suo stesso sangue. Da difendere a pugni e a morsi fino all’ultimo respiro. Lo stesso fanno i suoi figli, che si azzuffano tra loro, vittime di invidie e di sotterfugi, troppo impegnati a puntare il dito contro l’altro per rendersi conto che distruggendo la famiglia, distruggono se stessi.

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La consapevolezza di una rottura insanabile si ha proprio alla fine della seconda stagione, quando alcune questioni sembrano risolte, ma altre stanno per esplodere. Yellowstone rappresenta un mondo che forse è molto lontano dalla maggior parte di noi; cavalli, cowboy, ranch, casino. Eppure, credetemi se vi dico che in quella famiglia c’è qualcosa di ognuno di noi. Di ciò che abbiamo vissuto e provato sulla nostra pelle. La grandezza di questa serie non è tanto l’ambientazione o l’intreccio politico e sociale che ne viene fuori, ma il mondo dei sentimenti, così vario, e delle emozioni, senza nessun filtro, nelle quali ci si rispecchia senza volerlo. I legami umani sono così potenti e crudi da lasciarti senza parole. Ogni scena è un pugno in faccia, grazie non solo alla qualità interpretativa degli attori, ma all’intensità dell’emozione e alla sua brutalità.

Nel bene o nel male, Yellowstone è uno specchio che pensi non rifletterà mai la tua immagine, e che invece non solo la riflette, ma te la spacca in mille pezzi tante quante sono le emozioni che ti s’incastrano dentro.

VOTO.
Generale: ⭐⭐⭐⭐⭐
Emozioni: ❤️❤️❤️❤️❤️
Riflessioni: ✏️✏️✏️✏️
Azione:👊👊👊👊
Suspense:😮😮
Consigliato: SI.

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