365 DNI: 365 giorni e Netflix uccide il cinema.

365 DNI, (Barbara Bialowas, 2020), è la trasposizione cinematografica del primo libro di una trilogia scritta da un’autrice polacca, Blanka Lipinska. Un romanzo che ha riscosso un certo successo in Polonia, ma che in Italia, guarda caso, nessuna CE ha pensato di tradurre e di pubblicare.
In molti si stanno chiedendo perchè. Beh, vedendo il film, non è così difficile intuirne il motivo. Probabilmente se Netflix deciderà di continuare la produzione di questa saga, qualche CE italiana, (Newton Compton tanto per dirne una, sempre sul pezzo), penserà di pubblicarlo cavalcando l’onda del successo momentaneo. 

Ma parliamo di 365 DNI. Una pellicola che già dalla locandina e dal trailer è facilmente intuibile. Il problema però, è che questo film viene presentato come un Drammatico/Erotico.
Ora l’accezione “drammatico” è un insulso alle pellicole che realmente appartengono a questo genere, parliamoci chiaro. Perchè se per drammatico s’intende che lui è un mafioso, e la rapisce, e la tiene sequestrata e la fa fare la regina, purchè lei in un anno si innamori di lui. Beh, allora bisognerà cambiare il significato di questa parola.

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Per quanto riguarda il termine “erotico”, anche questo è un azzardo. Non c’è nulla di erotico, il film è un solo un’accozzaglia di scene che in alcuni momenti sembrano davvero incollate a caso e di un sesso volgare, insulso, assolutamente inutile.

Massimo, interpretato dal nostrano Michele Morrone, che ovviamente nessuno conosceva prima di questo film, è un mafioso che nel giorno in cui suo padre gli muore tra le braccia, assassinato per un regolamento di conti, vede in una sorta di visione, una donna. Una fantomatica bruna dalle labbra perfette e gli occhi blu come il mare che gli sorride promettendogli che si salverà.
Bene. Massimo, da quel momento in poi, e per i successivi cinque anni, cercherà quella donna in tutta il mondo e alla fine la troverà a Lampedusa.
Apriti cielo.

Ovviamente non può intavolare con lei un discorso normale, voglio dire un corteggiamento tranquillo, una conoscenza basilare, eh, no.
Lui, come dirà in seguito, è abituato a prendersi le cose con la forza.
E dunque, anche Laura è una cosa.
Ci sorprende? Ma manco per niente.
È tutto così prevedibile e scontato. A cominciare da questo maschio alfa, che dicono sia così bello, muscoloso, perfetto, pieno di tatuaggi, con la bocca carnosa e una fin troppo palese somiglianza con Fabrizio Corona, che con tutto il bene che posso volergli, non sa recitare. Ma proprio no.

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Uno sguardo minaccioso, da killer delle fiabe, oserei dire, che non fa paura a nessuno.
Il film spinge sull’aspetto della violenza, perchè Massimo è un uomo violento, eppure dopo averla rapita, rinchiusa nella sua proprietà e obbligata ad innamorarsi di lui, le promette che non la toccherà finchè non sarà lei a volerlo.

Intanto, amico mio, non fai altro che toccarla. Le tette, i fianchi, le gambe e quel collo… Mio dio, presto o tardi, ho temuto che glielo spezzassi.
All’anima della galanteria.
E se questo NON è toccare…

Ma comunque, passiamo a lei, la dolce e ribelle Laura.
Una recitazione assolutamente artificiale. Un’attrice che sembra recitare a rallentatore. Mette in posa le labbra, stringe un po’ gli occhi e questo fa per tutto il film, tranne quando apre le gambe e geme. Lì si raggiungono i più alti livelli di interpretazione.
Tutte le scene di sesso sono uguali. Come le espressioni degli attori.

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Laura è una donna in carriera con un fidanzato che non la ama. Un ragazzone completamente l’opposto di lei. Un uomo che va in giro in bermuda e canottiera, mentre lei veste sempre elegante, che addirittura si dimentica il suo compleanno e che, ascoltate bene, la tradisce.
L’inizio è davvero comico. Totalmente assurdo. Nessuno può credere che una donna bella come lei possa stare con un uomo come quello, stupido e troglodita.
E vedendo questo capiamo il perchè, alla fine, Laura ceda al fascino di Massimo.
Non è che ci sia molta differenza tra i due: anche Massimo è uno scimmione dotato appena della parola, ma vuoi mettere?
Fisico decisamente migliore e soldi in quantità.

Chiariti i presupposti di questa assurda vicenda, procediamo nella storia.
365 giorni per innamorarsi di lui.
A lei ne bastano molto meno.
Ed ecco che si scatena il sesso a palate.
Scenari improponibili, che non solo sono volgari, ma sono impresentabili.
L’erotismo è un sogno irraggiungibile, l’unica cosa che otteniamo da questo film è la FINZIONE.
Non sanno recitare, ragazzi, non sanno come si fa.

Lei è un personaggio senza capo nè coda, si atteggia a bisbetica che non può essere domata ma si scioglie solo perchè lui l’ha salvata quando è caduta in mare.
Ma, scusa, ti sei scordata che questo tizio ti ha rapita? RAPITA?

Le sue interpretazioni migliori sono quando sviene e poi rinviene, sempre in posa da modella sul letto, con capello sfatto ad arte e quella bocca in perenne posa, una bocca a culo di gallina appena pronunciata. Perchè non sia mai, la cosa appaia troppo sfrontata. La pellicola è un erotico, cerchiamo di ricordarcelo, è raffinato, elegante, sensuale.
Sensuale.
E che risate.
La sensualità mica è un gioco. E credetemi se vi dico che nessuno di questi pseudo attori lo è.

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Ho sentito in giro qualcuno azzardare dicendo che questi due hanno due corpi magnifici.
Boh, corpi magnifici? Io non ci ho visto nulla di speciale. Lei molto bassa, senza seno, e con una serie di espressioni preconfezionate che annullano tragicamente quella bellezza che poteva convincere.
E lui? Un omone con un corpo costruito in palestra, uno sguardo imbalsamato che raggiunge i picchi di alta recitazione alla fine, quando si getta in ginocchio e piange.
Mantenetemi altrimenti non la finisco più.

Quello che manca principalmente è la tensione tra i protagonisti. Sono come due blocchi freddi che si toccano ma non scaturisce nulla in chi guarda.
In pratica la tensione sessuale è pezzottata e viene passata per forza d’urto.
Non c’è tensione sessuale, ma non c’è nemmeno suspense, sofferenza, tormento, e quindi, sia l’accezione drammatico che erotico vanno a farsi benedire.

Un doppiaggio fatto con i piedi e una sorta di arrangiamento nel collegare i vari momenti della storia così approssimativo e vago che a volte mi sono chiesta se mi ero persa qualcosa.
Ma che dovevo perdermi?
Ma dai.

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La cosa che mi fa più rabbia è che Netflix ha interrotto la produzione di serie bellissime come Sense8 per poi destreggiarsi con film così ridicoli e inutili, che anche un euro speso poteva essere impiegato diversamente.
E poi a sorprendermi sono sempre le donne. L’autrice è una donna, la regista è una donna.
E sono donne tutte quelle che hanno apprezzato e continuano ad apprezzare una storia simile. Quelle stesse donne che piangono se un uomo alza una mano su di loro e che però si eccitano a vedere Massimo afferrare per il collo Laura e sbatterla contro il muro con il rischio di spezzarle il collo.
Ogni dannata volta.

Va bene produrre film che affrontano tematiche particolari come le perversioni, le depravazioni, la violenza, contesti criminali e personaggi controversi e tormentati.
Ma questo è un’offesa a chi il cinema se lo suda. 
Qui si scambia la sensualità e l’erotismo per una violenza sudicia e fraudolenta.
Una violenza gratuita che non è soltanto lo schiaffo, o lo sguardo, o la minaccia.
È soprattutto il rapimento stesso. La pretesa di quest’uomo che questa benedetta donna debba innamorarsi di lui. Ma dove sta scritto? Ma chi sei tu per privarmi della mia libertà?

Qualcuno ha detto che 365 DNI fa ridere. Ma magari.
A me fa venire in mente tante domande.
Perchè se queste sono le donne.
Prepariamoci a uomini sempre peggiori.

Disponibile su Netflix.

VOTO.
Generale: 
Azione: 👊
Riflessioni: 
✏️
Emozioni: non pervenute.
Suspense: non pervenuta.
Consigliato: NO.

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