Bohemian Rhapsody: un’anima mortale in cambio dell’anima eterna della musica. Perchè Freddie Mercury è la Musica.

Bohemian Rhapsody (2018), di Bryan Singer, è l’elogio cinematografico dedicato probabilmente alla più grande leggenda della musica internazionale: Freddie Mercury. Un film fortemente voluto – soprattutto dai membri della band dei Queen – che ripulisce nettamente la figura dell’artista per proporci un film che segue le impronte meravigliose della vita di questo mito concentrandosi, purtroppo, solo su quegli aspetti che qualcuno ha deciso di farci vedere e conoscere, lasciandone in ombra altri.

Freddie, il cui vero nome era Farrokh Bulsara, di origini persiane e indiane, vive in una famiglia modesta nella periferia di Londra. Padre impiegato, madre casalinga, una sorella anonima, lavora come tanti altri, ma nel tempo libero scrive canzoni. Una sera complimentandosi con la band degli Smile, dopo averla ascoltata durante una loro performance, decide di proporsi a loro come frontman.

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E da qui inizia la sua ascesa.

Si assiste al sodalizio dei membri della band che sono quattro, Brian May (chitarrista), Roger Taylor (batterista) e John Deacon (bassista), il consolidamento di Freddie come vocalist d’eccellenza, compositore, voce lirica, e un vero e proprio Dio della performance sotto tutti i punti di vista. Lui stesso si crea un’immagine mai vista prima e incarna lentamente, canzone dopo canzone, la figura di una rockstar che non può non diventare un mito.

Il rapporto d’amore che instaura con Mary, la ragazza conosciuta quando ancora non era nessuno e la cui presenza amorevole e sincera, lo seguirà ovunque anche dopo l’ipotetica rottura. Dico ipotetica perché pare ci siano delle grosse discrepanze tra ciò che viene raccontato nel film e la verità sulla vita di Freddie. Ma di questo vi accennerò dopo.

Per adesso voglio ancora parlarvi dei meravigliosi testi, delle melodie e di quella innata capacità che hanno i quattro membri della band di scrivere e comporre tutti insieme. Ogni canzone, di quelle scelte per essere ricordate nel film, viene raccontata e spiegato il modo in cui è stata creata. Il periodo particolare, lo stato d’animo di Freddie e la sua volontà di arrivare laddove era impossibile anche solo pensarci.

Ovviamente gli ostacoli non mancano. Porte che sbattono e produttori che non credono in loro.

Sarà lui stesso a scegliere il nome dei Queen, in onore della regina che lui considera estremamente scandalosa e chi c’è di più scandaloso di lui?

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Un personaggio a dir poco eclatante, fuori dagli schemi, un uomo che guarda molto più in là di tutto e che non si ferma davanti a niente.

Come avviene per tutti i film di questo genere, non c’è nulla di nuovo dal punto di vista della rappresentazione del protagonista. In altre parole, si segue la medesima escalation: inizio scadente, ascesa, tossicodipendenza, caduta, redenzione e morte. Freddie non è molto diverso dalle altre leggende della musica. Anche lui – e forse in questo il film pecca molto – appare come tante star del rock distrutte poi dalla malattia (Aids).

Infatti, dopo aver raggiunto il successo, si trasforma in quella star maledetta che tutti ormai conosciamo bene. Qualcuno che evidentemente lo consiglia male, e Freddie lascia i Queen e continua la carriera da solista.

Lascia anche la sua Mary, nonostante la consideri l’amore della sua vita, (la chiamerà sempre così), perché si dichiara bisessuale.

L’ascesa continua, ma come sempre in questi casi, quando si tocca il paradiso, spesso si rimane in solitudine. Ho percepito forte la sua solitudine, con una casa grande, soldi e successo, ma ancora una volta lasciato a se stesso, senza un vero legame che non sia la sua musica.

Voglio aprire una parentesi sul discorso delle mancate verità tra realtà e film. Una ad esempio riguarda lo scioglimento della band. Nel film i Queen si sciolgono, nella realtà ciò non è mai avvenuto. Un’altra differenza riguarda il rapporto di Freddie con Mary. Nel film la loro amicizia ad un certo punto si rompe, nella realtà ciò non avviene mai. E infine, dettaglio per niente trascurabile. Nel film Freddie entra a far parte degli Smile (che poi diventeranno i Queen) senza che prima abbia mai cantato, mentre nella realtà faceva già parte di un gruppo. Ci sono anche altre discrepanze che riguardano la sua vita privata e che denotano la volontà di fornire un’immagine ben precisa dell’artista che però non permette a chi guarda di conoscerlo davvero.

Il film esonera lo spettatore dal periodo finale della sua vita e si conclude con il più grande concerto di tutti i tempi, il Live Aid del 1985 dove i Queen si esibirono dopo essersi riuniti.

Freddie morirà nel 1991 all’età di quarantacinque anni per Aids.

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La magia creata dalle canzoni vale tutto il film. È bello vedere come un must della musica sia nato e in quanti abbiano contribuito a fargli spiccare il volo.

Canzoni con le quali siamo cresciuti tutti e che fanno parte della nostra cultura, non solo musicale, senza nemmeno saperlo. I Queen sono una band che ha creato un pezzo di storia che va oltre la musica. Freddie Mercury rimarrà un’icona irraggiungibile. Inutile sottolineare che la bravura dell’attore nell’interpretarlo c’è, ma voglio dire, finisce lì. 

Non è necessario andare a vedere questo film e criticare, secondo me, la sceneggiatura, gli attori o come è stato realizzato, perché non ha senso. Portare sullo schermo una leggenda è impossibile. Piuttosto tentare di raccontarla può essere accettabile. Ma non esiste alcun tipo di confronto che possa far uscire questo film vincitore rispetto alla grandezza di una Storia che nessuno, nemmeno un film, può ripetere.

Ho sentito da qualche parte che il film manca di brillantezza. Non ha il medesimo splendore della figura di Freddie. È  vero non ce l’ha, questo film non splende. Ma come potrebbe? È una copia dell’originale. Non si può ripetere un’opera madre come è stato l’uomo e artista Freddie Mercury. Era lui stesso un’opera d’arte. E le opere d’arte non si rifanno. E se avviene sono solo delle pacate imitazioni. Questo film imita una leggenda, ma non è la leggenda. 

Ecco perché credo che Bohemian Rhapsody sia semplicemente un omaggio, da prendere nella sua imperfezione e nei suoi limiti, un modo per far conoscere qualcosa in più di Mercury e della sua band, per allargare gli orizzonti di una leggenda.

Un modo per portare tanta gente al cinema, per risvegliare la memoria collettiva, e per applaudire, come ho sentito in sala, non il film in sé ma l’emblema invalicabile di un uomo che ha fatto un patto con il diavolo. La sua anima mortale in cambio dell’anima eterna della musica. Perchè Freddie Mercury è la Musica.

VOTO.
Generale: ⭐⭐⭐⭐
Sentimenti: ❤️❤️❤️❤️
Riflessioni: ✏️✏️✏️
Azione: 👊
Consigliato: SI.

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